Il territorio brasiliano fu scoperto da Pedro Alvares Cabral, un navigatore portoghese, nell’aprile del 1500; il suo primo porto di approdo fu battezzato Porto Seguro, a sud di quella che oggi è Salvador De Bahia. Le terre da lui scoperte furono chiamate Isole di Vera Cruz, ed entrarono definitivamente a far parte dei possedimenti portoghesi del Nuovo Mondo grazie agli accordi siglati nel Trattato di Tordesillas, firmato il 7 giugno 1494 e ulteriormente migliorato dalla convenzione di
Saragozza del 1529.
Durante il XVI secolo ebbe inizio la schiavitù, inizialmente quella degli indigeni, e, a partire dalle ultime decadi del secolo, anche quella di alcune popolazioni africane, già utilizzate dai portoghesi nella madre patria. Nello stesso secolo cominciarono anche le prime esplorazioni dell'interno del Brasile, ad opera soprattutto dei cosiddetti bandeirantes.
I tassi di mortalità degli schiavi impiegati nella produzione dello zucchero e nell'estrazione dell'oro erano altissimi e spesso, a causa della mancanza di donne o di altre condizioni sfavorevoli, era impossibile far aumentare la popolazione schiavile in maniera autonoma.
Alcuni schiavi scapparono dalle piantagioni e cercarono di stabilire degli insediamenti, detti quilombos.
Questi insediamenti, tuttavia, vennero quasi tutti smantellati da truppe private o governative.
Gli africani divennero comunque una parte significativa della popolazione brasiliana e, molto prima della fine della schiavitù, avvenuta nel 1888 (legge aurea promulgata dalla principessa Isabella), iniziarono a fondersi con la popolazione di origine europea.
Durante i primi due secoli del periodo coloniale, attratti dalle enormi risorse naturali e dalla terra disponibile, altre potenze europee cercarono di fondare colonie in varie parti del territorio brasiliano, sfidando la bolla papale e il Trattato di Tordesillas.
Coloni francesi cercarono di stabilirsi nell'attuale Rio de Janeiro, dal 1555 al 1567 e nell'attuale São Luís, dal 1612 al 1614.
La fallita intrusione olandese in Brasile durò più a lungo, causando maggiori problemi al Portogallo. Soldati olandesi iniziarono depredando la costa, saccheggiando Bahia nel 1604 e addirittura conquistando temporaneamente la capitale, Salvador. Dal 1630 al 1654 gli olandesi si stabilirono in maniera più stabile nel cosiddetto Nordeste, fondando la colonia di Nuova Olanda,. I coloni olandesi della Compagnia delle Indie Occidentali, tuttavia, si trovavano in un costante stato di assedio. Dopo alcuni anni di guerra aperta gli olandesi si ritirarono formalmente nel 1661.
Il Brasile rimase sotto il controllo coloniale del Portogallo fino a quando l’imperatore Pedro I non salì al trono, nel 1822: le rivolte del popolo brasiliano si perpetuarono fino all’aprile del 1831, allorchè Pedro I abdicò forzatamente per cedere lo scettro a suo figlio Pedro II, un bambino di soli 5 anni. Pedro II divenne un uomo preparato e dalla grande perizia politica: favorì un periodo di intensa espansione economica, migliorando le infrastrutture ed istituendone delle nuove; l’aristocrazia terriera beneficiò particolarmente delle politiche imperiali, inaugurando nel 1860 la prolifera coltivazione intensiva delle piante di caffè.
Pedro II fu anche promotore dei flussi migratori dall’Europa al Brasile.
Sebbene i principi che reggevano le riforme di Pedro II fossero visibilmente orientate al liberismo, i modi per renderli effettivi erano tutt’altro che pacifici e democratici. La frangia conservatrice del Paese riuscì ad allearsi con l’esercito per organizzare un colpo di stato: nel 1889 il dispotismo di Pedro II si concluse a favore della fondazione della repubblica.
Il nuovo Brasile somigliava molto agli Stati Uniti per quanto riguardava l’impianto istituzionale, la matrice laica e l’elaborazione della costituzione.
La neonata repubblica non si scoraggiò davanti alle pressioni dell’esercito e della flotta, respingendo tutti gli attacchi; dal 1894, data di elezione del presidente Barros, fino al 1930 si avvicendarono nella più totale legittimità dodici diversi presidenti, che condussero il Paese verso una fiorente condizione economica, favorita dalla ingente esportazione di caffè e dall’arrivo crescente di immigrati provenienti per lo più dall’Italia, dal Portogallo e dalla Spagna.
Già nel 1914 il Brasile si era imposto come lo Stato più importante di tutta l’America Latina, ma le cose cambiarono velocemente: la crisi economica del decennio successivo causò la contrazione dei mercati europei, che si chiusero al commercio estero; inoltre, il crollo vertiginoso del caucciù e del caffè e la profonda crisi del ’29 misero in ginocchio il Paese e i suoi organi di governo. Getúlio Vargas, il leader del partito liberale, istituì un governo transitorio di stampo dispotico che durò fino al colpo di stato militare del 1945; l’anno dopo, fu redatta una nuova costituzione dal sapore democratico e federalista.
Il Brasile, grazie al nuovo assetto politico, visse i decenni '60 e '70 sull’onda di una grande ripresa economica: i presidenti che portarono il Paese a questo stato di grazia furono J. Café Filho, J. Kubitschek e J. Quadros e J. Goulart; quest’ultimo, nel 1961, fu spodestato da un golpe ad operta del generale Castelo Branco.
Il Congresso federale del Brasile, nell’ottobre 1966, dichiarò il maresciallo Da Costa Silva nuovo presidente eletto. La presidenza della repubblica è tornata in mano ad esponenti civili solo nel 1985, anche se la rinnovata democrazia non mosse i primi passi molto felicemente dato che il presidente appena eletto morì improvvisamente; lo sostituì quindi José Sarney, l’allora vicepresidente. Sarney riuscì a far approvare dal Congresso un emendamento sulla costituzione per permettere l’elezione del presidente della repubblica usando il principio del suffragio universale.
Il nuovo governo formatosi ebbe come priorità quello di ristabilire l’equilibrio a livello sociale ed economico: tra le prime delibere spicca la riforma agraria, varata nell’autunno del 1985, che prevedeva in quattro anni la ridistribuzione alla popolazione di oltre 43 milioni di ettari di terreno di proprietà statale o di civili disinteressati; l’obiettivo era quello di costituire una frangia numerosa di piccoli imprenditori terrieri.
Dopo lunghi periodi di buio e profonda inflazione, il Brasile è riuscito ad avviare il cosiddetto piano real, che ha generato un’importante stabilità sul profilo monetario ed economico, aiutando decisamente il Paese a rialzarsi dalla crisi.